La seta e le attività ad essa collegate

  • Ecomuseo Val Sanagra - La lavorazione della seta - foto: culturacomo.it

    La lavorazione della seta - foto: culturacomo.it

Como è la “Città della seta”, un centro d’importanza mondiale dove la lavorazione dei tessuti è un’attività economica presente da millenni. In principio fu la lana; poi, destinata a cambiare definitivamente l’economia e la cultura, la seta comparve sulle sponde del Lario.

Le prime manifatture risalgono all’anno Mille, e la lana era la produzione principale. Como era un centro importantissimo, così come il territorio circostante. L’ordine religioso degli Umiliati aveva un ruolo centrale: gran parte della manodopera faceva ad esso riferimento. La produzione laniera raggiungeva i centri del nord Europa attraverso i valichi alpini passando soprattutto attraverso lo snodo principale, il passo di San Jorio, sopra Dongo (CO); qualche merce passava anche dalla Val Menaggio e Grandola ed Uniti. Nel Cinquecento la concorrenza dei paesi del nord Europa creò una grossa crisi alla lana comasca, ma un nuovo prodotto fece la sua comparsa: la seta.

Secondo la tradizione la seta fu portata a Como dalla Cina nel 1510 dal frate umiliato Daniele; altri attribuiscono l’impresa a Pietro Boldoni di Bellano (CO). La storiografia recente ritiene più probabile l’importazione da parte di Battista Maggi, nel 1554. In ogni caso, all’inizio la seta mantiene un ruolo marginale rispetto alla lana.
Le attività legate alla seta continueranno con alti e bassi fino al Settecento, quando la produzione serica diventa fondamentale per l’economia locale. Nell’Ottocento e Novecento Como diventa il maggiore centro mondiale di produzione serica, anche e soprattutto attraverso l’innovazione tecnologica.

  • L’allevamento del baco da seta

    Il baco da seta ha una lunga storia: l’antenato è una farfalla notturna tuttora presente in Asia. Con il passare dei secoli l’uomo ha selezionato le specie più adatte alla produzione della seta.

    La larva nasce molto piccola, ma in 30 – 32 giorni moltiplica di diecimila volte il suo peso, subendo ben quattro mute. Il baco si ciba solamente di foglie di gelso, che inghiotte continuamente sminuzzandole. Al termine del processo di crescita la larva cerca il così detto bosco, ovvero un ramo, o uno stelo, sul quale appoggiarsi ed effettuare la metamorfosi. Qui emette un filamento lungo oltre milleduecento metri che costituisce il bozzolo.

    Nei seguenti quindici giorni il baco si trasforma in crisalide, e infine in insetto. A quel punto, utilizzando un liquido speciale, esce dal bozzolo sciogliendo il filamento. La farfalla ha le dimensioni di circa cinque cm, ed incapace di volare.

    La seta è proprio il filamento del bozzolo prodotto dalla larva.

    Tradizionalmente i bachi venivano allevati a casa dalle donne. Quando nascevano venivano posti su delle lettiere, costruite da varie canne che formavano veri e propri castelli, accessibili con delle scale. La fatica era dovuta all’alimentazione dei bachi, che vanno nutriti continuamente con foglie di gelso. Le foglie andavano raccolte in grandi quantità e composte in piccoli pezzi regolari con l’aiuto di alcune tranciatrici. Si costruiva così il bosco dove i bachi formavano il loro bozzolo.

    La maggior parte dei bachi veniva ovviamente uccisa e la crisalide eliminata con una stufa a secco. Solo una certa quantità di bozzoli veniva fatta sfarfallare (trasformare in farfalla) per potersi riprodurre.

    Le farfalle adulte sopravvivono per pochi giorni data la loro impossibilità di nutrirsi: esse sono prive di bocca. Dopo l’accoppiamento, le uova delle farfalle venivano appoggiate su delle tele e mantenute a bassa temperatura. Dopo l’Ottocento, e in seguito a delle epidemie subite all’epoca dai bachi, le uova venivano sottoposte ad una selezione in modo da ottenere quelle più resistenti alle malattie. Già nel primo Novecento vennero introdotte le incubatrici, e anche il gelso venne pian piano sostituito con mangimi sostitutivi.

  • La filatura o trattura

    La filatura, o trattura, è il procedimento utilizzato per dipanare il filo dei bozzoli. Era lungo e complesso: doveva essere rapido e con le mani immerse in acqua molto calda.

    Questo lavoro era affidato alle donne, le filerine. Queste immergevano i bozzoli in alcune bacinelle piene d’acqua e, con l’aiuto di spazzole, individuavano il capofilo, ovvero l’estremità del bozzolo.
    Le donne dovevano essere molto abili: lo spessore del filo di seta non è costante e perciò presenta dei punti più fragili. La seta prodotta nelle bacinelle veniva poi convogliata sugli aspi di un cassone, dove veniva parzialmente essiccata.

    Questi aspi non erano fissi, ma giravano a circa 70 – 80 giri al minuto, e venivano poi immersi nuovamente in acqua alla temperatura di circa quaranta gradi. Qui la seta macerava poi le filandine legavano con nodi piccolissimi i fili eventualmente spezzati. Ogni filandina arrivava a produrre circa cinquecento grammi di seta ogni otto ore. Alla fine le matasse venivano poste nella Sala della seta dove venivano pulite e confezionate.

  • La torcitura

    La torcitura è una fase fondamentale poiché l’applicazione della torsione conferisce maggior coesione al filo. Inoltre, variando il numero delle torsioni si possono ottenere fili più o meno morbidi o più o meno lucenti, quindi sete di diverse tipologie. Originariamente questa veniva svolta a mano, ma già nel tardo medioevo venne messa a punto una macchina che metteva in movimento più fili.

    Il filo veniva avvolto in rocchetti infilati su fusi e messi in rotazione. Indi veniva fatto passare attraverso dei guidafili, degli anelli che supportavano il filo, fino ad avvolgersi su rocchetti posti in orizzontale. Cambiando la velocità si cambiava il numero di torsioni.

  • La tessitura

    La tessitura consiste nella creazione di un intreccio tra fili orizzontali e verticali (ordito) e trasversali (trama). Tale operazione si svolgeva con l’utilizzo di un telaio. L’introduzione in Occidente del telaio per stoffe a disegno risale al XV secolo, ma era già conosciuto in Cina. Il telaio più famoso è quello Jacquard, creato in Francia nei primi anni del XIX secolo; questo tipo di telaio utilizza delle schede perforate che servono a controllare l’intreccio dei vari fili di ordito e trama.

    Alla fine dell’Ottocento la tessitura subì poi un ulteriore progresso con la realizzazione dei telai meccanici, completamente automatizzati.

    A seguito della tessitura la seta veniva sottoposta a ulteriori lavorazioni che ne miglioravano la qualità, come la stampa e il finissaggio, operazioni atte a decorare e rendere il materiale più resistente e lucido.