Il rogo del Gineè
Si svolge il 31 gennaio, ed è una delle feste più antiche e sentite dalla comunità di Grandola ed Uniti; il nome deriva dall’espressione “è passato gennaio”. Si tratta di un grande falò attorno al quale la popolazione si raccoglie per festeggiare la fine dell’inverno e per accogliere la vicina primavera. Un tempo ogni frazione organizzava il suo Gineè, e tutti i membri delle comunità si impegnavano a raccogliere sterpaglie e rovi, soprattutto i giovani. “Vem a fa spin”, andiamo a fare rovi, si usava dire: la tradizione aveva anche lo scopo di ripulire i campi, le strade e i boschi. Il giorno del Gineè i ragazzi attraversavano i paesi con i sampùgn ( i campanacci delle mucche) cantando e correndo per avvertire la popolazione dell’imminente festa. Oggi tale usanza è andata perduta e il rogo è diventato uno solo per tutte le frazioni del comune. Grande è la quantità di legna accatastata e, in cima alla pila, viene posto un fantoccio di tela e carta raffigurante un uomo. Questi è il simbolo dell’inverno finalmente sconfitto, bruciato dalle fiamme purificatrici che permettono l’arrivo della rinascita primaverile. Tradizioni simili si ritrovano spesso in altre tradizioni di paesi vicini. Quello del Gineè ha origini antiche: perdura da decine di anni, forse addirittura da secoli.